La lunga crisi economica, che ha colpito l’Europa intera e non soltanto il nostro Paese, mostra ancora oggi i suoi effetti devastanti, soprattutto per quel che concerne l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani laureati.

La laurea non basta più

Il divario tra l’offerta formativa dei neolaureati e la reale opportunità occupazionale proposta dalla nostra società si va allargando via via sempre più. In Italia circa 4 laureati trentenni su 10 non possiedono un lavoro.

Il motivo sostanziale di questa carenza occupazionale è dato dal fatto che i segmenti di mercato maggiormente ambiti sono già saturi, e in certi contesti professionali non si intravedono prospettive di assunzione a breve termine. In pratica, il lungo e faticoso percorso di studi intrapreso con sacrifici, rinunce e spesso anche con ottimi voti, non fornisce nessun tipo di garanzia per un impiego futuro. L’iter di studi accademici, che un tempo assicurava un’assunzione certa, oggi risulta insufficiente a trovare un impiego stabile e attinente al titolo conseguito.

Mansioni attinenti al percorso di studio?

I corsi di laurea più ambiti sono quelli che nella realtà non offrono effettivi riscontri in termini di occupazione.

Le lauree in Medicina, Scienze Economiche, Scienze Sociali e Psicologia hanno registrato un alto numero di neolaureati dai 15 mila ai 55 mila in più rispetto a una decina di anni fa.

Le prospettive lavorative dei giovani laureati in Italia, anche se in lieve miglioramento rispetto a qualche anno fa, non sono ottimali. Molti giovani laureati, a causa degli strascichi della crisi, rivestono ancora oggi dei ruoli per i quali risultano sovra-istruiti. Accettano, cioè, di ricoprire una mansione per la quale la laurea non è richiesta come requisito necessario.

Si tratta di una percentuale alta: circa il 30% dei laureati, che, pur di lavorare mettono da parte le ambizioni e gli anni di studio, per ricoprire un lavoro che non richiede la messa in opera delle conoscenze universitarie acquisite.

Ad essere coinvolti in questo fenomeno sono circa il 50% dei laureati in Lingue Straniere e Scienze Sociali, mentre scendono al 20% i laureati in Medicina, Ingegneria e Farmacia.

Precariato dilagante

Il quadro generale delle prospettive lavorative dei giovani laureati si fa ancora più aspro se si considera la tipologia di contratto occupazionale proposto. Il part-time sfiora l’80% delle occupazioni e i contratti a tempo indeterminato scendono drasticamente.

Nonostante siano state attuate numerose politiche intraprese per stimolare ed incrementare nuove occupazioni, il problema della disoccupazione giovanile persiste ancora in modo evidente.

Per ottimizzare le opportunità lavorative si mostrano efficaci i corsi di formazione post superiori o paralleli alle università, che permettono di formare e creare un profilo professionale qualificato, pronto ad essere immesso a pieno regime nei vari settori professionali.

Restare sempre informati

Oltre alla formazione professionale è altresì fondamentale per la ricerca occupazionale una costante informazione. A tal proposito sono consigliati i corsi di orientamento che possano fornire ai neolaureati gli strumenti più efficaci e rapidi per muoversi nel mondo del lavoro, intraprendendo una ricerca attiva dell’occupazione.

L’auspicio è che il potenziamento dei centri per l’impiego previsto dal governo riesca a fornire un adeguato supporto ai disoccupati in cerca di lavoro.

L’informazione è utile anche ai giovanissimi e alle loro famiglie per poter comprendere realmente quali percorsi di studi possano rivelarsi maggiormente proficui e possano essere seguiti da interessanti opportunità lavorative.

Anche in periodi di crisi, comunque, l’intraprendenza è sempre premiata dal mondo del lavoro, quando supportata da buone idee: è bene ricordarlo, prima di emigrare all’estero, esportando cervelli e giovani talenti!