Le famiglie italiane, per poter ottenere dei benefici economici legati allo stato familiare, spesso sono costrette ad imbattersi in nomi e definizioni di cui, nella gran parte dei casi, non se ne conosce il significato. È però molto importante sapere quali siano i propri diritti in quanto famiglia. Tra queste forme di tutela economica della famiglia ci sono appunto gli assegni familiari.

Questi sono contributi economici vengono concessi dallo Stato italiano ai lavoratori a favore dei loro coniugi e dei loro figli. Tale contributo previdenziale può essere erogato o direttamente dall’Inps oppure attraverso un assegno mensile ricevuto dal proprio datore di lavoro.

Importante: non richiedere gli assegni senza averne diritto, altrimenti si rischia di doverli restituire all’Inps.

Chi ha Diritto a tale contributo e come richiederlo

Il diritto ad ottenere tale assegno familiare parte dal primo giorno del periodo di paga per i lavoratori dipendenti, o di pagamento della prestazione previdenziale, nel corso del quale si verificano le condizioni per il riconoscimento del diritto (ad esempio la nascita di un figlio), e cessa alla fine del periodo in corso alla data in cui i requisiti decadono per eventuali variazioni delle condizioni che ne hanno determinato il diritto stesso (per esempio la separazione dal coniuge).

È possibile anche richiedere gli assegni familiari arretrati, fino ai 5 anni precedenti a decorrere dal mese di presentazione della richiesta.

Il lavoratore può presentare la domanda direttamente con modalità telematica attraverso il canale appositamente dedicatogli sul sito INPS. Eventualmente, se necessario, può richiedere l’aiuto da parte di uno degli enti abilitati, come per esempio caf e patronati.

A chi spetta l’assegno familiare

Tale contributo assistenziale, come detto precedentemente, viene erogato direttamente dall’Inps o dal proprio datore di lavoro, come integrazione del reddito del nucleo familiare, e spetta ai seguenti soggetti:

  • lavoratori dipendenti;
  • lavoratori domestici;
  • lavoratori dipendenti agricoli;
  • lavoratori iscritti alla gestione separata;
  • titolari di pensioni;
  • titolari di prestazioni previdenziali.

Questi soggetti devono fare parte di un nucleo familiare che può essere composto:

  • dal richiedente lavoratore o dal titolare della pensione
  • dal coniuge che non sia legalmente separato o che non abbia abbandonato la famiglia
  • dai figli che abbiano un’età inferiore a 18 anni
  • dai figli, studenti, di maggiore età, ma inferiori ai 21 anni se appartenenti a nuclei familiari numerosi quindi con almeno 4 figli di età inferiore ai 26 anni.

Inoltre, possono far parte del nucleo familiare anche i fratelli, le sorelle e i nipoti, minori o maggiorenni inabili, purché siano orfani di entrambi i genitori e non abbiamo conseguito il diritto alla pensione ai superstiti e non siano coniugati, e i nipoti in linea retta di minore età viventi a carico del richiedente.

Quanto spetta ai figli

L’importo di tale assegno dipende dalla tipologia del nucleo familiare, del numero dei componenti e del reddito complessivo del nucleo stesso, che deve risultare al di sotto dei limiti stabiliti annualmente dalla legge.

Il valore di tale contributo può essere individuato nelle apposite tabelle ANF (Assegno per il Nucleo Famigliare). Quest’ultime, con gli importi e le fasce di reddito vengono pubblicate annualmente sul sito di INPS e hanno validità dal 1° luglio al 30 giugno dell’anno successivo.

Per quanto riguarda una famiglia di tre persone con un solo figlio minore il contributo è di 137,50 euro al mese. Questa è la somma che viene corrisposta alle famiglie che hanno un reddito complessivo annuale pari o inferiore a 14.383,37 euro, e che quindi si trovano in una condizione di povertà e di emergenza.

Restando sempre sulle stesse soglie di reddito, l’ammontare degli assegni familiari aumenta a seconda del numero dei figli, per esempio, se i figli sono due, l’importo sale a 258,33 euro mensili.

Gli assegni familiari che invece spettano alle famiglie con un solo genitore sono molto simili a quelle in cui sono presenti sia il padre che la madre, con la sola differenza che ovviamente è più facile per le prime rientrare nelle categorie di reddito previste dato che a lavorare è un solo componente del nucleo familiare. In queste famiglie con un solo genitore, nel caso in cui vi sia anche un solo figlio, e che rientrano nella fascia di reddito più bassa spetta dunque un assegno di 137,50 euro al mese, che diventano 258,33 euro se i figli sono due. Maggiori sono le somme assegnate alle famiglie con un solo genitore e almeno tre figli: si parte dai 458,33 euro al mese, una cifra più alta rispetto a quelle previste per famiglie con entrambi i genitori.

Infine, più alti ancora sono gli importi che spettano alle famiglie in cui c’è un figlio diversamente abile, anche se maggiorenne. Per i nuclei familiari di tre persone la somma mensile è pari a un massimo di 168,33 euro, mentre per le famiglie di quattro persone si arriva a 326,67 euro. Inoltre, è importante notare che in questo caso le soglie di reddito richieste sono molto più elevate: 25.660 euro annui per entrare nella fascia minima che assicura gli aiuti più consistenti.