Le aree gioco inclusive, realizzate molto spesso grazie alla determinazione di associazioni e genitori ma anche alle istituzioni pubbliche, rappresentano una realtà sociale di fondamentale importanza per il consolidamento del processo di integrazione, ma anche per permettere a una fonte di divertimento di non diventare un problema. Tutti, infatti, devono avere il diritto di sfruttare le potenzialità di un parco pubblico, e devono poter comprendere il valore dell’inclusione sociale fin da piccoli.

Aree gioco inclusive

Rappresentano meno del 5% del totale, ma fortunatamente il loro numero è in aumento. Si tratta dei parchi giochi inclusivi, dove è possibile trovare altalene capaci di ospitare sedie a rotelle, rampe che permettono l’accesso anche agli accompagnatori e percorsi per bambini ipovedenti. Questo tipo di aree gioco sono adatte a qualsiasi bambino, e proprio per queste ragioni sono definite inclusive. I parchi gioco tradizionali, invece, molto spesso sono pieni di barriere architettoniche.

In aggiunta frequentemente si trovano giochi che non sono assolutamente idonei a far divertire i piccoli portatori di handicap con le rispettive famiglie. In questo modo, quella che dovrebbe rappresentare una fonte di divertimento si rivela in realtà un grande problema. Nonostante questo però, i primi parchi inclusivi stanno facendo la loro comparsa, mettendo a disposizione attrazioni adatte per qualsiasi bambino, normodotati e non. Un primo passo per l’inclusione sociale fin da piccoli.

Esistono delle aziende che realizzano strutture e attrezzatture per parchi giochi inclusivi, seguendo e rispettando tutte le normative vigenti, come ad esempio Giochi Park, da anni una realtà affermata in questo campo.

Le caratteristiche di un parco giochi inclusivo

Un parco giochi inclusivo richiede un vero e proprio progetto per essere realizzato, che dovrà avere due obiettivi molto importanti: gioco in autonomia e socializzazione. In altre parole non è possibile piazzare un gioco a caso difficilmente accessibile, magari a causa di una pavimentazione non adeguata. Con questi presupposti, quali sono i requisiti che un’area giochi inclusiva deve avere?

  • Accessibilità. Inutile sottolineare come quello dell’accessibilità. Per questo motivo, non è ipotizzabile ricorrere a pavimentazioni in ghiaia, sabbia o erba, perché rappresenterebbero un ostacolo per le carrozzine. Anche la pendenza delle rampe secondo l’attuale normativa rientra in quest’ambito.
  • Disabilità. Molto spesso, quando si parla di disabilità, il pensiero corre veloce alle persone sedute in carrozzina. In realtà esistono diversi tipi di disabilità, in grado di ridurre capacità sensoriali, motorie o intellettive. Esistono, infatti, bambini autistici, ciechi, oppure che faticano a deambulare. Questo significa che in un’area giochi inclusiva non è sufficiente permettere il gioco solamente a quei bambini con gravi disabilità motorie, ma è fondamentale pensare alle necessità di tutti. D’altronde, un parco giochi inclusivo prende questo nome proprio perché deve includere tutti.
  • Autonomia e indipendenza. I genitori, o gli accompagnatori, al parco dovrebbero solamente vigilare da lontano sui bambini, lasciandoli liberi di sperimentare. In altre parole, devono essere aiutati a fare da soli. Per il bambino stesso, dover aspettare che mamma o papà possa accompagnarlo al gioco, diventa una scocciatura. Esistono però degli accorgimenti che possono aiutare moltissimo in un’ottica di autonomia e indipendenza. Pavimentazioni lisce, oppure colori capaci di aiutare gli ipovedenti, possono permettere ai bambini di essere stimolati e incentivati a giocare con una maggiore libertà.

Come realizzare un’area giochi inclusiva

Un architetto, da solo, non è in grado di progettare completamente un’area giochi inclusiva. E lo stesso discorso è valido per un pedagogista, esattamente come per un’associazione o un gruppo di mamme. Ad ognuna di queste parti in gioco, infatti, mancano delle competenze. Solamente attraverso collaborazioni e cooperazioni, prendendo in considerazione la visione di tutti gli attori, è possibile farsi un’idea precisa di quali possano essere le reali esigenze delle diverse disabilità.

In aggiunta, per tutti quei genitori di bambini normodotati, è opportuno ricordare di lasciare liberi i propri figli di avvicinarsi anche ai bambini disabili, senza alcun timore o paura, anche se dovessero fare domande inopportune. Solamente in questo modo è possibile insegnare l’inclusione sociale fin da piccoli.