In Parlamento Europeo è stata approvata con ben 348 consensi la Riforma del Copyright, destinata a modificare alcuni importanti aspetti inerenti l’imprenditoria digitale, a garanzia dei diritti d’autore e della loro circolazione sul web.

Va da sé che a fronte di un riconoscimento di maggiori diritti vi saranno, dall’altra parte, maggiori doveri, che sorgeranno in particolar modo in capo alle pietre miliari dell’economia in rete.

Come verrà attuata la Riforma dagli Stati Membri

Spetterà ora ai singoli Stati dare attuazione alla direttiva europea entro il termine di 2 anni, nel corso dei quali il testo di riforma potrebbe subire ulteriori variazioni, essendo tutto legato alle decisioni che prenderanno, di volta in volta, i governi in carica.

Tale situazione potrebbe determinare una disomogeneità, nonché una mancanza di uniformità della disciplina tra i Paesi membri della Comunità Europea chiamati a dare attuazione alla direttiva, dato che ciascuno di essi potrà procedervi secondo i propri criteri e con modalità differenti.

Obiettivi della Riforma del Copyright

Le associazioni editoriali si sono espresse favorevolmente nei giorni antecedenti l’approvazione, sposando l’idea che gli utilizzatori a fini di lucro di contenuti coperti da diritti d’autore devono ridistribuire, almeno in parte, i vantaggi economici che ricevono ai titolari dei diritti sui contenuti stessi.

In effetti la riforma ha come intento primario la tutela dei diritti d’autore in tutto il territorio comunitario, prevedendo in primis la responsabilizzazione delle piattaforme che consentono la diffusione dei diritti stessi.

Unitamente a questo fine primario, parrebbe essere sottesa la necessità che venga assicurata un’adeguata tassazione di alcuni colossi digitali, spesso noncuranti della disciplina sulla fiscalità in Europa.

Vediamo nello specifico cosa cambierà a livello pratico.

Cambiamenti per gli utilizzatori dei diritti d’autore

Innanzitutto ci saranno cambiamenti sostanziali per le grandi società, che dovranno munirsi delle licenze obbligatorie e adottare dei filtri, affinché i diritti d’autore vengano rispettati e possano circolare senza violazione alcuna.

Di conseguenza, i titolari dei diritti in questione saranno maggiormente tutelati rispetto a quanto non lo siano attualmente, non soltanto dal punto di vista di un controllo sulla circolazione dei contenuti, ma anche sotto il profilo economico.

Il caricamento di contenuti coperti dal copyright dovrà essere filtrato in maniera adeguata e questo potrebbe portare, secondo alcuni, alla censura di alcune pubblicazioni on line.

Cambiamenti per gli utenti del web

Per comprendere, invece, come si traduce la riforma nei confronti dell’utenza di internet, occorre in primo luogo operare un distinguo tra la pubblicazione di contenuti commerciali e non. La distinzione in realtà suscita perplessità, posto che il caricamento di un contenuto da parte di un privato cittadino che non sponsorizza nulla potrebbe comunque essere considerato commerciale se visto dal punto di vista del social network utilizzato.

Per quanto concerne la popolarissima piattaforma YouTube, l’articolo 17 del Testo riformato prevede una licenza preventiva che copre anche la pubblicazione di contenuti coperti da copyright.

La disciplina per le nuove società

Vi sono alcune eccezioni circa l’applicazione della disciplina prevista dalla Riforma. Parliamo delle società di recente costituzione, per le quali si può soprassedere alle regole di cui all’articolo 17 del Testo riformato nei seguenti casi:

  • società costituite da meno di un triennio;
  • bilancio che non superi i dieci milioni di euro;
  • utenza che non superi i cinque milioni di persone.

Com’è ovvio, vale anche per le società di nuova costituzione la regola in base alla quale si dovrà procedere alla rimozione di contenuti in violazione dei diritti d’autore e delle opere intellettuali.